ETICA E SCIENZA

Nel mondo e nel tempo in cui ci troviamo a vivere si parla molto di questi due concetti, spesso a sproposito.
In una realtà, che basa sulla logica, sulla scienza e sulla tecnologia tutta la sua esistenza, sembra quasi che i due concetti, pur dissimili, debbano essere omologati per poter esprimere un connubio fruttuoso per il genere umano.
Iniziamo dallo specificare cosa si intende per scienza e per etica in senso assoluto.
La scienza, in senso assoluto, non è legata alla tecnologia o alla tecnica.
La scienza è quella capacità di investigare ciò che ci circonda, basandosi solo su processi logici, slegati da valutazioni morali, con l'ausilio di ogni strumento utile.
In questo senso, la tecnica e la tecnologia sono strumentali alla scienza e, quando divengono fondamentali per il suo svolgimento, portano alla confusione fra scienza e tecnica.
Esistono, però, scienze che sono slegate dalla tecnologia, in gran parte o completamente.
Basti pensare alla matematica pura, al diritto, alla grammatica.
Si tratta di scienze perché hanno regole, che seguono, basate sulla logica. Hanno una tecnica di base, che viene studiata e teorizzata, per il loro svolgimento. La loro evoluzione in branche pratiche le porta, in seguito, a usare la tecnologia per perfezionarsi e raggiungere gli scopi prefissi.
Ma il loro fondamento è la logica, che sta dietro all'osservazione, alla sperimentazione, all'analisi dei risultati e alla formulazione delle conclusioni.
Per quanto riguarda l'etica, invece, siamo più spiazzati. In un mondo sempre più tecnologico e globalizzato, è sempre più difficile comprendere cosa si celi dietro all'etica.
Eppure abbiamo esempi pratici ogni giorno sotto gli occhi, solo che li rifiutiamo perché rifiutiamo il dialogo con chi la pensa diversamente.
Anche qui vi sono errori di fondo: il dialogo differisce dall'accettazione. Il dialogo afferisce alla comprensione del diverso punto di vista, prodromico all'eventuale accettazione, ma del quale, quest'ultima, non deve essere, per forza, l'unica conclusione possibile.
L'etica è legata al comportamento, e non segue la logica. Segue i sentimenti.
Noi riteniamo sbagliata una cosa che ci fa stare male. La logica segue, eventualmente, i ragionamenti successivi: il comprendere perché questa cosa ci faccia stare male no.
Si è tentato, e si tenta, di dare una spiegazione logica (e quindi scientifica) a questi "sentimenti", attraverso la chimica, la psicologia, la medicina, la sociologia e via dicendo.
Alla fine, però, si parte sempre dal 'sentimento' già esistente per comprenderne la collocazione nel caso specifico, e si scopre che, per quanto si possa indirizzare l'animo umano, esiste sempre una percentuale di insondabile che lascia aperta una porta all'indeterminazione dei risultati nei casi specifici.
Però, qui, andiamo oltre.
Non siamo nel campo della valutazione dei comportamenti.
L'etica non valuta i comportamenti; l'etica studia i valori che permettono di giudicare quei comportamenti.
Uccidere è sbagliato ?
Per noi la risposta è ovvia.
Duemila anni fa non era così.
Ci siamo evoluti ?
Eppure le persone uccidono ancora oggi, le guerre esistono.
Quindi esistono società e persone che ritengono uccidere non sbagliato in certe situazioni.
Uccidere per salvare una persona indifesa che sta per essere uccisa viene ritenuto accettabile. Di contro qualcuno non ritiene accettabile neppure questo. Eppure sarebbe come uccidere l'indifeso. Quindi si uccide in ogni caso. O no?
L'analisi di questi valori è l'etica.
Per comprendere come noi dobbiamo comportarci dobbiamo avere chiari gli elementi che ci portano a preferire una scelta piuttosto che un'altra e, magari, anche i valori che hanno formato le nostre convinzioni e le conseguenze delle nostre azioni.
Si tratta di un processo lungo e, spesso, incompatibile con l'istintività o l'umoralità di certe scelte.
Si tratta di analisi comportamentali che trascendono il singolo individuo, la singola società, il tempo presente o la cultura nativa.
Richiedono valutazioni storiche, sociali e, molto più, filosofiche e psicologiche che non possono essere scevre da una cultura di fondo ampia e variegata ma, soprattutto, da un'apertura mentale e da una capacità di immedesimazione che devono essere assolute.
Ciascuno dei due concetti - la scienza e l'etica -, se portato all'eccesso causa errori e storture: essi divengono dei disvalori.
Lo scientismo diviene assolutismo, sfociando nell'intolleranza.
L'eticismo diviene relativismo assoluto, sfociando nel nichilismo.
Non si può avere la scienza senza etica, altrimenti la stessa perde la sua utilità per lo sviluppo del genere umano e diviene solo un'arma per chi la vuole usare a proprio vantaggio.
O meglio, l'etica è comunque presente, perché in assenza di etica ci sarebbe il caos, ma la mancanza di un confronto sull'etica da applicare alla scienza, porta gli individui a usare la scienza per i propri scopi, dettati dalla propria etica e non da un'etica comune. A quel punto si può solo sperare che l'etica dell'individuo prenda in esame anche le conseguenze e abbia a cuore i propri simili.
Ci troviamo davanti al concetto di Oppenheimer, che ha portato avanti gli studi sulla bomba atomica solo per proprio interesse personale, non valutandone le conseguenze per l'umanità. Cosa che portò, invece, altri - come Einstein, Fermi e Avogadro - ad allontanarsi da quegli studi in ragione delle proprie valutazioni sugli utilizzi futuri.
Dall'altra parte abbiamo l'Etica fine a sé stessa.
Il ragionare sulle strutture comportamentali, porta ad accettarle tutte o a respingerle tutte. Questo perché non si giunge a valutazioni sulla loro applicazione pratica, ma ci si ferma alla semplice valutazione empirica.
I fondamentalisti religiosi, che pongono l'etica al di sopra di tutto, sono fermi nella loro evoluzione sociale e tecnologica perché non accettano, in alcun modo, di esaminare in maniera logica gli effetti dell'applicazione delle proprie regole, rifiutando un'analisi oggettiva che ne ponga in dubbio la validità, anche solo parziale. Per definizione l'etica religiosa non può essere attaccata dalla scienza perché ne è al di sopra. E non segue le regole della scienza. Se la scienza confuta l'etica religiosa, la scienza deve trovare altre strade per giustificare la propria esistenza o recedere fino al punto in cui non è più in contrasto con l'etica, anche negando l'ovvio.
In ciascuno dei due casi, come possiamo vedere, il rischio è quello di una soppressione del diritto del prossimo: in un caso si sopprime il bene comune a vantaggio della propria volontà; nell'altro si sopprime il bene dell'individuo a vantaggio della società.
Solo la coesistenza e l'accettazione di entrambi i principi porta all'evoluzione e al bene comune.
E questo deve essere il compito dell'uomo giusto, in qualsivoglia ambito egli operi: dal lavoro manuale allo studio; dalla politica alla quotidianità; dall'educazione alla ricerca.
Negare uno dei principi in favore dell'altro, anche inconsciamente o indirettamente, porta al caos o all'immobilismo, entrambi contrari all'ordine dell'Universo.