IL CONCLAVE

06.05.2025

 COME SI E' EVOLUTA L'ELEZIONE PAPALE COL PASSARE DEL TEMPO


Ponte Sublicio
Ponte Sublicio

Il Pontefice

Seguendo quanto riportato dal Vocabolario Etimologico di Pianigiani, edito nel 1907 in due volumi per Albrighi & Segati, con aggiunte, correzioni e variazioni del 1926 per Ariani, Firenze e più volte ripubblicato, l'ultima per Polaris nel 1993, il termine, derivante dal latino Ponteficem, ha numerose e non sempre sensate attribuzioni.

Una teoria alquanto stravagante vuole che si tratti di una voce composta da due termini di due lingue differenti. La prima parte deriverebbe dal greco Phanes. Phanes o Fanes, "luce", chiamato anche Protogono, "il primo nato" e Erikepaios, "donatore di vita", era una divinità della cosmogonìa orfica, protettore dell'origine della vita. Nasce dall'uovo cosmico deposto da Chronos, il Tempo, e Ananke, la Necessità, quale primo ed unico principio generatore del tutto. Primo Re dell'Universo, essendo già "tutto" passò lo scettro a sua figlia Notte, che lo cedette a Urano.Secondo il papiro di Derveni Zeus dovette inghiottire Phanes per acquisirne il potere cosmico e diventare definitivamente il nuovo Re dell'Universo. Veniva rappresentato in spire di serpente, con tre teste, di ariete, toro e leone. Phanes si sarebbe trasformato poi in Pan, Dio delle greggi. La seconda parte, deriverebbe dal copto Fik, genio o demone o sacerdote. Dall'unione dei due lemmi deriverebbe il termine latino Pontifex, spiegazione abbastanza surreale.

Altra teorie peregrina vuole che la prima parte del termine derivi dall'osco, una lingua umbro-sannitica, Pomptis, cioè cinque, che indicherebbe uno dei cinque sacrificatori addetti al sacrificio agli dei.

Secondo altri deriverebbe dal Sanscrito Pathikrt, costruttore della via, che era il soprannome di Agni, la divinità vedica del fuoco.
L'origine più accettata vuole che alle origini di Roma il sommo sacerdote avesse fatto gettare il ponte Sulpicio o Sublicio, al fine di raggiungere più facilmente il tempio che si trovava al di là del Tevere. Per tale motivo venne nominato Pontifex, dal latino Pons-Pontis, ponte, e Facere, fare.

Successivamente i Pontefici formavano un Collegio, prima di quattro e poi di quindici membri, addetto alla sorveglianza generale della religione e del culto. A capo del Collegio stava il Pontefice Massimo, carica che venne acquisita dall'Imperatore in quanto Capo della Religione Ufficiale dell'Impero e divinità in Terra. Con la trasformazione del Cristianesimo in Religione Ufficiale dell'Impero, anche il suo capo venne riconosciuto come Pontefice che, all'inizio, indicava il Vescovo di Roma.


Sede Suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto
Sede Suburbicaria di Sabina-Poggio Mirteto

Le Prime Elezioni

Ai primi tempi del Cristianesimo il Pontefice era eletto dal clero della città di Roma o indicato dal suo predecessore, trattandosi del Vescovo della città.

Occorre comprendere quale fosse la struttura della Curia Romana primeva.

Essa, oltre che dal Vescovo di Roma, era formata dai cosiddetti Vescovi Suburbicari, cioè i Vescovi delle sedi sottoposte a Roma, che erano:

  1. Ostia

  2. Albano

  3. Frascati

  4. Palestrina

  5. Porto-Santa Rufina

  6. Sabina-Poggio Mirteto

  7. Velletri-Segni

Fondamentalmente i Vescovi suburbicari ratificavano la scelta e il popolo, per acclamazione, approvava o meno il candidato.

Il Canone XV del Concilio di Nicea del 325, vietò a diaconi, presbiteri e vescovi, di trasferirsi ad altra sede, impedendo, di fatto, l'accesso al soglio pontificio a chi non si trovasse già a Roma.

Nel 557 Giustiniano impose l'approvazione imperiale per l'elezione del Papa, pena l'impossibilità di ottenere la consacrazione, da ottenere previa richiesta all'Esarca per l'Italia.

Nel 731 venne abolita la richiesta di approvazione e l'elezione del Papa divenne a completo appanaggio del clero e del popolo romano, anche se delle sole famiglie aristocratiche, sotto il controllo del potere civile.

La Constitutio Romana dell'824 reintrodusse l'approvazione imperiale, prevedendo che l'elezione dovesse avvenire col consenso dell'Imperatore del Sacro Romano Impero e alla presenza di suoi rappresentanti.

Queste prerogative furono riconfermate da Ottone I, con il Privilegium del 962.

Nicola II, eletto nel 1058, fu però l'ultimo Pontefice nominato previo consenso imperiale: dopo di lui il Papa fu venne eletto da un collegio di sette Cardinali Vescovi.


Monumento sepolcrale di papa Alessandro III in San Giovanni in Laterano
Monumento sepolcrale di papa Alessandro III in San Giovanni in Laterano

La nascita del Conclave

Nel 1179, nel corso del Concilio Lateranense, Papa Alessandro III promulgò il canone Licet De Evitanda Discordia, il quale ammetteva alla votazione tutti i cardinali e stabiliva che, per essere eletto, il Pontefice doveva raccogliere almeno i 2/3 dei voti, regola applicata ancora oggi.

Per parlare di Conclave, però, occorre giungere alla Costituzione Ubi Periculum, promulgata da Papa Gregorio X, memore della votazione protrattasi per quasi tre anni che lo aveva eletto, il 16 luglio 1274, nel corso del Concilio di Lione.

Si trattava di una costituzione molto rigida, che aveva alcune norme lungimiranti:

  • i Cardinali dovevano riunirsi, dieci giorni dopo la morte del Papa, nello stesso palazzo dove era avvenuto il decesso

  • ogni Cardinale poteva avere un solo accompagnatore

  • tutti i Cardinali dovevano abitare in una sala comune

  • non erano permessi contatti con l'esterno

  • chiunque inviava scritti ai Cardinali sarebbe stato scomunicato

  • trascorsi tre giorni i pasti erano ridotti ad una sola pietanza

  • trascorsi ulteriori cinque giorni ai Cardinali erano serviti soli pane, vino ed acqua

  • durante la Sede Vacante tutti i proventi ecclesiastici spettanti ai Cardinali erano trattenuti dal Camerlengo per essere messi a disposizione del nuovo Pontefice.

Il risultato fu che la prima elezione con l'uso di questa nuove regole durò un solo giorno: un successo!

L'eccessiva rigidità della Costituzione la portò, però, ad essere sospesa da papa Adriano V e revocata da papa Giovanni XXI nel 1276, con la costituzione Licet Felicis Recordationis.

Bisognerà attendere il 28 settembre 1294 e Papa Celestino V per vedere ripristinata la Costituzione, con la bolla Quia in Futuru, che Bonifacio VIII, nel 1298, inserì integralmente nel Liber Sextus del Codice di Diritto Canonico.

Nel 1492, oltre alla scoperta dell'America, viene anche celebrato il primo Conclave nella Cappella Sistina, che diverrà la sede principale dei conclavi e sede fissa dal 1878.


Il Diritto di Veto

Nel 1562, con la bolla In Eligendis, si cercò di limitare lo Ius Exclusivae, in italiano Diritto di Veto, che permetteva ad alcuni sovrani cattolici di proibire l'elezione a Pontefice di una determinata persona.

Spesso usato dai Re di Francia, di Spagna, dai Sacri Romani Imperatori e dagli Imperatori d'Austria era conosciuto anche come ius exclusionis, ius excludendi, exclusiva formalis, droit d'exclusion, veto civile, droit de veto e diritto di veto appunto.

Veniva espresso dal cosiddetto Cardinale della Corona a tutto il Conclave riunito, rendendo impossibile l'elezione del Cardinale che ne era oggetto.

Il Diritto di Veto venne usato in 18 conclavi, contro 25 Cardinali specifici, senza dimenticare il maxi veto di Francesco II d'Asburgo-Lorena, nel 1830, verso tutti i Cardinali di Francia, Spagna, Napoli, Genova e Regno di Sardegna.

I veti fallirono solo due volte: nel 1644, quando Luigi XIV di Francia si oppose all'elezione del Cardinale Giovanni Battista Pamphilj, eletto Papa Innocenzo X; nel 1846, quando Ferdinando I d'Austria si oppose a Giovanni Maria Mastai Ferretti, eletto Papa Pio IX.

Pur in assenza di formale riconoscimento, quindi, il Diritto di Veto ha sempre operato nel corso del tempo, sin dalle prime elezioni.

Occorrerà attendere il 9 ottobre 1562, perchè Papa Pio IV, con la bolla In eligendis, ordini ai Cardinali di non rispettare il Diritto di Veto, senza ottenere però quanto voluto.

Più sottilmente la bolla Aeterni Patris Filius, del 15 novembre 1621, vietava ai Cardinali di cospirare contro un candidato.

La costituzione In Hac Sublimi del 23 agosto 1871, promulgata da Papa Pio IX, vietava ogni interferenza laica nelle elezioni papali.

Nessuno dei precedenti documenti, tuttavia, condannava il Diritto di Esclusiva in maniera esplicita.

Quando, però, nel Conclave del 1903, l'imperatore Francesco Giuseppe pose il proprio veto contro il Cardinale Mariano Rampolla del Tindaro, i tempi erano, però, cambiati e la Chiesa rivendicava un'indipendenza che non aveva mai avuto prima, derivante forse dalla cancellazione del suo regno secolare ad opera dei moti unitari italiani, secondo una teoria cara al filosofo Cacciari. I Cardinali presenti rimasero, pertanto, stupiti del Veto, definendolo come «Un episodio disgustoso», secondo le parole del Cardinale Andrea Carlo Ferrari. «La cosa in sé stessa, e il modo, recò stupore e indignazione al Sacro Collegio. Grande e penosa l'impressione di tutti», spiegò il Cardinale Domenico Ferrata.

Eppure il Conclave ammise l'interferenza e Rampolla non venne eletto Papa, pur essendo in possesso di una cospicua maggioranza.

Divenne Pontefice il cardinale Giuseppe Sarto, col nome di Pio X che istituì una commissione per abolire lo Ius Exclusivae.

Fu il Cardinale Eugenio Pacelli, il futuro Papa Pio XII, a constatare l'assenza di una qualsiasi concessione di tale diritto da parte delle autorità ecclesiastiche.

Il 20 gennaio 1904, quindi, la costituzione apostolica Commissum Nobis proibì espressamente il Diritto di Veto in tutte le sue forme.


La casina di Pio IV
La casina di Pio IV

In Eligendis

La bolla In Eligendis, amanata da Pio IV nel 1562, fissava in maniera definitiva le regole e procedure da seguire durante e dopo il Conclave.

Nello specifico confermava l'attesa di dieci giorni dalla morte del Pontefice prima dell'ingresso in Conclave, i cosiddetti Novendiali, per dar modo ai Cardinali di raggiungere il luogo ove si sarebbe tenuto il Conclave; stabiliva i termini della clausura; decretava la perdita del diritto di voto per chi entrava o usciva dal Conclave; identificava i sistemi elettorali da usare nel corso delle sedute.

Nello specifico, i sistemi elettorali erano quattro: l'ispirazione, il compromesso, lo scrutinio e l'accesso.

  1. Ispirazione: si tratta di un atto d'acclamazione straordinario, operato dai Cardinali che, unanimemente e ad alta voce, proclamano il nome dell'eletto, liberamente e spontaneamente. Deve avvenire esclusivamente in conclave e a porte chiuse, con tutti i Cardinali presenti senza eccezioni, e in assenza di ogni intesa precedente su una persona.

  2. Compromesso: si tratta del conferimento di una delega per la scelta del Pontefice ad un numero ristretto di Cardinali "grandi elettori".

  3. Scrutinio: è la normale votazione fino al raggiungimento della maggioranza di due terzi dei voti.

  4. Accesso: prevede che ogni Cardinale, dopo la pubblicazione dello scrutinio, possa "accedere", cioè cambiare il suo voto in favore di uno dei candidati che abbiano ricevuto almeno un voto valido nell'ambito dello scrutinio.

Le modalità elettive verranno ulteriormente regolamentate da Gregorio XV, con le costituzioni Aeterni Patris del 15 novembre e Decet Romanum Pontificem del 12 marzo 1621:

  • Il Compromesso deve essere preceduto da un voto per iscritto, in modo da non permettere che la commissione delegata sia, segretamente, già d'accordo su chi eleggere.

  • I Cardinali non possono votare se stessi, pena la nullità dell'elezione.

  • Ogni scheda non può contenere più di un voto.

  • Chi non ha giurato non può votare.

  • Si può votare con una modalità diversa dallo Scrutinio solo se tutti i Cardinali Elettori sono d'accordo.

  • Prevede due scrutini al giorno.

  • Ribadisce la perdita del diritto di voto per i Cardinali usciti dal Conclave.

  • Vieta qualsiasi patto, accordo o promessa che costringa i Cardinali a votare per una determinata persona, pur non vietando le intese.

  • Stabilisce che il voto debba essere segreto.


Papa Paolo VI
Papa Paolo VI

I Conclavi post unitari

Occorrerà attendere il 1904 per veder di nuovo mettere mano alle regole del conclave.

Dapprima con la Costituzione Commissum Nobis del 20 gennaio, con cui Papa Pio X aboliva il Diritto di Veto.

Quindi con la costituzione Vacante Sede Apostolica, del 25 dicembre 1904, con la quale si introducevano nuove norme sul Conclave, quali:

  • la scomunica Latae Sententiae (automatica) per chi portasse comunicazioni esterne al conclave, in seduta;

  • l'obbligo di segretezza per quanto avvenuto in Conclave;

  • l'eliminazione dell'Accessus;

  • l'aggiunta di due ulteriori scrutini giornalieri, uno al mattino e uno al pomeriggio, che portavano il numero complessivo giornaliero a quattro;

  • Una nuova formula del giuramento e altre regole ribadite dalle costituzioni successive

Nulla di particolarmente importante si avrà sino al 6 agosto 1966, allorchè Papa Paolo VI emana il Motu Proprio Ecclesiae Sanctae con sottotitolo "Sulla Santa Chiesa" per dare corpo ai documenti conciliari: Christus Dominus (sull'ufficio pastorale dei Sacerdoti), Presbyterorum Ordinis (sui Presbiteri), Perfectae Caritatis (sul rinnovamento della vita religiosa) e Ad Gentes (sull'attività missionaria della Chiesa).

In questo documento è contenuta la richiesta che tutti i Vescovi, Arcivescovi e Cardinali, al compimento del loro 75° anno di età, rimettano volontariamente nelle mani del Pontefice le proprie cariche.

Il 21 novembre 1970 lo stesso Papa Paolo VI, con il motu proprio Ingravescentem Aetatem (L'Avanzare dell'Età), interviene direttamente sulle regole elettive del Papa, stabilendo l'età massima per l'esercizio delle funzioni dei Cardinali in ottant'anni, quando tutti i Cardinali cessano automaticamente di essere membri dei dicasteri e perdono il diritto ad entrare in Conclave.

Nel 1996, Papa Giovanni Paolo II promulga la Costituzione Universi Dominici Gregis (Dell'Intero Gregge del Signore) che ha il sottotitolo "Circa la Vacanza della Sede Apostolica e l'elezione del Romano Pontefice" e che contiene le norme che regolano il periodo di Sede Vacante, seppur con qualche piccola variazione, ancora oggi.

Secondo questa Costituzione:

  • il Conclave non può iniziare prima di 15 giorni dall'inizio della Sede Vacante;

  • i Cardinali partecipanti al Conclave devono essere alloggiati nella Domus Sanctae Marthae, un edificio interno alla Città del Vaticano, appositamente costruito allo scopo;

  • durante il tragitto da Santa Marta alla Cappella Sistina e ritorno i Cardinali non devono essere avvicinati da nessuno;

  • il quorum elettorale è dei due terzi;

  • si tengono quattro votazioni al giorno; due al mattino e due al pomeriggio;

  • il primo giorno si ha una sola votazione;

  • dopo trentaquattro votazioni, il Collegio quorum richiesto in maggioranza assoluta dei componenti;

  • sussiste l'obbligo di segretezza su tutto quanto avviene durante il Conclave, pena la scomunica;

  • i partecipanti devono giurare a garanzia della correttezza del loro operato

  • rimane in vigore quanto stabilito da papa Paolo VI, secondo il quale partecipano non più di 120 cardinali elettori che non devono aver superato gli ottanta anni di età il giorno antecedente la morte o le dimissioni del papa;

  • sono espressamente vietati tutti i metodi di elezione differenti dalle votazioni plenarie con segretezza dei singoli suffragi.


Papa Francesco
Papa Francesco

Il nuovo millennio

L'11 giugno 2007 papa Benedetto XVI emana il motu proprio De Aliquibus Mutationibus In Normis De Electione Romani Pontificis, emendando il comma 75 della Universi Dominici Gregis, il quale prevedeva che dopo 34 votazioni i Cardinali potessero accordarsi per modificare il quorum

Papa Benedetto XVI ha ripristinato l'obbligo della maggioranza dei due terzi, ma ha previsto che dopo 34 votazioni debbano essere votati solo i due Cardinali che hanno ottenuto il maggior numero di voti nell'ultimo scrutinio, che verranno esclusi dall'elettorato attivo.

Il 22 febbraio 2013, sempre Papa Benedetto XVI, ha pubblicato il motu proprio Normas Nonnullas (Alcune Norme) che stabilisce che, qualora tutti i Cardinali Elettori siano presenti a Roma, il Conclave può avere inizio anche prima di 15 giorni previsti dalla Universi Dominici Gregis. Conferisce anche la facoltà di differire l'inizio sino a venti giorni, in caso di necessità, trascorsi i quali di dovrà procedere senza indugio. Stabilisce anche la chiusura di Santa Marta, indicando con precisione chi vi possa accedere, dal momento di inizio delle operazioni elettorali all'elezione del Pontefice, che dovrà prestare gli stessi giuramenti di segretezza dei Cardinali Elettori.


IL CONCLAVE

Casa Santa Marta
Casa Santa Marta

Arrivo dei cardinali elettori e loro sistemazione

Alla morte o alle dimissioni del Pontefice, il Cardinale Decano convoca i Cardinali Elettori presso la Città del Vaticano.

Questi vengono alloggiati nella Domus Sanctae Marthae e, se necessario, in altri edifici prossimi.

Nei giorni precedenti l'inizio del Conclave si svolgono le Congregazioni Generali, ovvero le riunioni dei Cardinali già presenti, che si tengono quotidianamente per organizzare le esequie del Pontefice defunto e per discutere dei problemi che si presentano.

Esclusione dal voto

Sono elettori unicamente i Cardinali che non hanno compiuto ottant'anni.

Gli ultraottantenni possono, però, partecipare alle riunioni preparatorie del Conclave e guidare i fedeli durante il periodo di sede vacante.

Sono esclusi dal voto anche i Cardinali deposti e quelli che abbiano rinunciato alla dignità cardinalizia, che non possono essere né riammessi né riabilitati nel periodo di sede vacante.

Nessun Cardinale Elettore può essere escluso dall'elezione per nessun altro motivo.

Se un Cardinale, però, rifiuta di entrare nella Città del Vaticano, gli altri cardinali possono procedere alle operazioni di voto senza doverlo attendere o riammettere.


Cappella Paolina
Cappella Paolina

La Missa pro eligendo Romano Pontifice e l'ingresso nella Cappella Sistina

Il giorno fissato tutti i Cardinali si riuniscono nella Basilica di San Pietro ove viene celebrata la Missa Pro Eligendo Romano Pontifice.

Al pomeriggio i Cardinali Elettori, in abito corale, si ritrovano presso la Cappella Paolina e, cantando le litanie dei santi e il Veni Creator Spiritus, si avviano in processione verso la Cappella Sistina.

La Cappella è stata attrezzata con un pavimento sopraelevato in legno rivestito da moquette, allo scopo di proteggere il pavimento cosmatesco, facilitare la deambulazione e il posizionamento degli arredi. Le finestre sono state sigillate e tutto l'ambiente perquisito e bonificato.

Nella zona corale sono allestiti i banchi per la votazione.

Fino al conclave del 1963 ciascun elettore disponeva di una seduta con scrittoio individuale, sormontata da un baldacchino che, al momento dell'avvenuta elezione, si abbassava, ad eccezione di quello del nuovo pontefice. Dall'agosto 1978 questo metodo non viene più utilizzato per carenza di spazio, ed è stato sostituito da dodici tavoli e semplici sedie.

Oltre la cancellata marmorea del presbiterio vengono montate le due stufe: una per bruciare le carte della votazione e una per gli additivi coloranti del fumo: per la fumata nera perclorato di potassio, antracene e zolfo; per la fumata bianca, clorato di potassio, lattosio e colofonia.

Ovviamente verrà prodotta una fumata nera per ogni mancata elezione e una fumata bianca per l'elezione del Pontefice.


Il giuramento e l'extra omnes

Quando tutti i Cardinali saranno all'interno del Coro della Cappella, il Decano pronuncerà la prima parte del giuramento per tutti gli elettori, quindi ogni Cardinale si recherà singolarmente all'Evangeliario per pronunciarne l'ultima parte.

Al termine il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie pronuncia la formula «Extra omnes.»

(Fuori tutti).

A questo punto tutti, ad esclusione del Maestro delle Celebrazioni, dell'ecclesiastico incaricato di tenere l'ultima meditazione e dei Cardinali Elettori, devono uscire dalla Cappella Sistina.

Il Maestro chiude la porta a chiave e l'ecclesiastico conduce la sua meditazione sui problemi della Chiesa e sulle qualità richieste al nuovo eletto.

Al termine entrambi lasciano la Cappella.

Rimasti solo i Cardinali Elettori, il Decano chiede se vi sono dubbi sulle procedure ed, eventualmente, li chiarisce.

Finalmente possono cominciare le operazioni di voto.

I Cardinali arrivati dopo l'inizio del conclave sono comunque ammessi, mentre un cardinale che lascia il Conclave può essere riammesso solo se si è assentato per malattia.

In passato i Cardinali Elettori potevano essere accompagnati da assistenti, mentre oggi gli unici accompagnatori possono essere gli infermieri che seguono i cardinali che necessitano di assistenza per motivi di salute.

Alcune figure esterne al Conclave possono, comunque, entrarvi per funzioni di supporto e controllo:

  • il segretario del collegio dei cardinali,

  • il maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie,

  • due cerimonieri,

  • due religiosi addetti alla sacrestia pontificia

  • un ecclesiastico assistente del decano del collegio dei cardinali.

Tutti devono essere preventivamente approvati dal Camerlengo e dai suoi tre cardinali assistenti pro tempore.

Il Camerlengo e gli assistenti devono vigilare sulla riservatezza per tutta la durata del conclave.

Agli elettori non è permesso ricevere notizie dall'esterno, nemmeno attraverso radio, televisione o giornali, pena la scomunica latae sententiae.  


Gli scrutini

Per essere eletti serve il voto favorevole dei due terzi degli elettori presenti.

Gli scrutini iniziano dopo la chiarificazione dei dubbi di voto.

Se le elezioni iniziano al pomeriggio, vi sarà un solo scrutinio.

Nei giorni seguenti gli scrutini saranno due al mattino e due al pomeriggio.

Ogni scrutinio si divide in tre fasi:

  1. Antescrutinium;

  2. Scrutinium vere proprieque;

  3. Post-scrutinium.

Antescrutinium

I Cerimonieri preparano e distribuiscono le schede a ciascun cardinale elettore; il Diacono estrae a sorte, fra tutti i cardinali elettori, tre scrutatori, tre infirmarii che raccolgano i voti dei cardinali infermi presso la Domus Sanctae Marthae e tre revisori.

Prima che gli elettori scrivano, il Segretario del Collegio, il Maestro delle Celebrazioni e i Cerimonieri escono. Il Diacono si occupa di aprire e chiudere la porta.

Le schede hanno forma rettangolare e riportano la scritta Eligo in Summum Pontificem (Eleggo a Sommo Pontefice), sotto la quale va scritto il nome di colui cui si vuole concedere il proprio voto.

Scrutinium vere proprieque

I Cardinali si recano, uno alla volta, tenendo la scheda ben visibile, presso l'altare, dove si trovano i tre scrutatori e un'urna con sopra un piatto.

Quando un Cardinale arriva dinanzi all'affresco del Giudizio Universale, pronuncia il giuramento di voto, pone la scheda sul piatto e lo alza per farla scivolare nell'urna.

Quando tutti hanno votato si procede allo spoglio.

Il primo scrutatore mescola le schede nell'urna, l'ultimo le conta ponendole in un'urna vuota: se il numero delle schede non corrisponde al numero dei Cardinali Elettori, le schede vanno bruciate subito, senza spoglio.

Se tutto è regolare si inizia lo spoglio: il primo e il secondo scrutatore leggono in silenzio il nome scritto su ciascuna scheda, mentre l'ultimo lo pronuncia a voce alta. Ogni scrutatore riporta i voti su un'apposita tabella. Mentre l'ultimo scrutatore legge le schede, le fora dove si trova la parola "Eligo" e vi fa passare un filo. Finito lo spoglio fa un nodo ai due capi del filo e lo pone in un contenitore.

Post-scrutinium

Questa è la fase in cui si effettua il conteggio dei voti e si bruciano le schede nella stufa.

I revisori controllano tutte le schede e le annotazioni degli scrutatori e, se il quorum non è stato raggiunto, si procede immediatamente a una nuova votazione, eccetto che per il primo giorno di conclave.

I cardinali ripetono le stesse operazioni della votazione precedente, senza pronunciare il giuramento e, al termine della seconda votazione, prima che i Cardinali abbandonino la Cappella, le schede dei due scrutini vengono bruciate nella stufa dagli scrutatori, dal segretario del collegio e dai cerimonieri.

Ogni Cardinale deve consegnare i propri appunti al Camerlengo o agli assistenti, perché siano bruciati insieme alle schede.

Il Camerlengo e gli assistenti stilano una relazione da consegnare al nuovo pontefice.

Dopo tre giorni le operazioni vengono sospese per un giorno, dando ai porporati una pausa di preghiera, libero colloquio e una breve esortazione spirituale,

Dopo altri sette tentativi si farà un altra pausa di preghiera e, quindi, altri sette scrutini, una nuova pausa di preghiera e altri sette scrutini, così fino al 34° scrutinio.

Dal 35° scrutinio le votazioni avranno come possibili candidati solo i due nomi che, nel 34° scrutinio, avevano il maggior numero di voti. I due Cardinali in ballottaggio non votano.  


Elezione e proclamazione del nuovo pontefice

Quando un candidato riceve almeno i due terzi dei voti possibili, viene nominato Pontefice. L'ultimo Diacono richiama il Maestro delle Celebrazioni e il Segretario del Collegio all'interno della Cappella.

A questo punto il Decano si rivolge all'eletto e gli domanda, in latino:

«Accetti la tua elezione, canonicamente avvenuta, a Sommo Pontefice?»

e, alla risposta affermativa chiede, sempre in latino:

«Come vuoi essere chiamato?»

Il nuovo pontefice risponde, sempre in latino:

«Sarò chiamato» seguito dal nome scelto.

Solo dopo l'accettazione si bruciano le schede dando origine alla fumata bianca.

Se l'eletto non è un vescovo viene subito consacrato.

Stanza delle lacrime

Dopo la proclamazione il Papa si ritira nella Stanza delle Lacrime, cioè la sacrestia della Cappella, dove indossa la talare bianca e i paramenti.

Il nome della stanza si deve al fatto che si presume l'eletto scoppi in lacrime per l'emozione.

Sono predisposti abiti e paramenti di tre diverse misure.

Si narra che Papa Giovanni XXIII, piccolo e particolarmente robusto, si vide adattare gli abiti con tagli e spille da balia.

Preghiera per il nuovo Pontefice e ossequio dei cardinali

Dopo la vestizione il Papa ritorna nella Cappella e siede alla cattedra.

Il Decano lo invita a rileggere il passo del Vangelo secondo Matteo con il quale Cristo promise a Pietro e ai suoi successori il primato del ministero apostolico.

Dopo la lettura segue una preghiera per il nuovo Papa, e l'atto di ossequio e di obbedienza da parte dei Cardinali.

Al termine viene intonato il Te Deum che conclude, ufficialmente, il conclave.

Annuncio dell'elezione

Il Cardinale Protodiacono si reca nella loggia centrale della Basilica di San Pietro da dove pronuncia l'Habemus papam; subito dopo esce il Pontefice, preceduto dalla croce astile, impartendo la benedizione Urbi et Orbi.


Il prossimo sarà il 267° Papa della Chiesa Cattolica e sarà anche, volenti o nolenti, uno dei più potenti, se non il più potente, uomo al mondo.

Vedremo come un mondo, profondamente cambiato negli ultimi anni, divenuto il mondo dei social e dell'apparire, tratterà questo rito millenario: l'elezione del Capo della più antica monarchia oggi esistente.

© 2025 Rossi Alessandro, Torino. 

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