STRANI CONCLAVI

02.05.2025

IL CONCLAVE PIU' LUNGO, IL CONCLAVE PIU' CORTO, IL CARDINALE CHE NON E' DIVENTATO PAPA PER COLPA DELLA BARBA, IL PAPA EREMITA.


Viterbo - Palazzo dei Papi
Viterbo - Palazzo dei Papi

IL CONCLAVE PIU' LUNGO

Si tratta di quello che viene ritenuto anche il primo conclave della storia, tenutosi a Viterbo dal 1268 al 1271 (si, quasi tre anni di conclave, 1006 giorni per l'esattezza), in seguito alla morte di Clemente IV e dal quale uscì Papa Gregorio X.

Viene ritenuto il primo conclave perché, a causa della lunghezza, gli abitanti di Viterbo chiusero a chiave (cum clave, da cui appunto Conclave) i Cardinali nel Palazzo dei Papi.

Vedremo, però, come questo non fu, da solo, sufficiente a ridurre i porporati a più miti consigli.

Il Sacro Collegio che si sarebbe dovuto riunire si componeva di 20 cardinali, uno dei quali morì in Tunisia, dove si trovava al seguito di Luigi IX, nell'agosto 1270.

I restanti diciannove erano divisi in due partiti:

- la Pars Caroli, filofrancese e filoangioina, detta parte "guelfa", composta da 8 cardinali;

- la Pars Imperii, filotedesca o detta "ghibellina", composta da dieci cardinali, due dei quali morirono durante il Conclave.

Diversi giorni dalla morte di papa Clemente IV dovettero trascorrere prima che il Sacro Collegio si riunisse a Viterbo, luogo di morte del Pontefice ove, secondo tradizione, andava eletto il nuovo Papa.

I Cardinali, che risiedevano nelle proprie abitazioni, si recavano una volta al giorno presso la Cattedrale di Viterbo, tornando presso le proprie residenze dopo ogni votazione.

Andarono avanti in questo modo per circa un anno, allorchè la volontà comune sembrò convogliare su Filippo Benizi, Priore Generale dell'Ordine dei Serviti.

Il frate però, che non amava nulla della politica ecclesiastica, appena lo seppe fuggì in una grotta sul Monte Amiata.

A quel punto la Tiara venne proposta a Bonaventura da Bagnoregio, Generale dell'Ordine Francescano, che la rifiutò categoricamente sollecitando, però, l'elezione del Pontefice al di fuori del collegio cardinalizio.

Il 1º giugno 1270, di fronte al protrarsi della situazione di stallo, il Podestà di Viterbo, Alberto di Montebuono, e il Capitano del Popolo, Raniero Gatti, per sottrarre i candidati alle pressioni esterne al fine di giungere al più presto ad una soluzione, chiusero le porte della città e fecero condurre i Cardinali nel Palazzo dei Papi, da dove non li fecero più uscire fino all'elezione del nuovo Pontefice.

Non cambiando nulla, nonostante la segregazione, trascorsi alcuni giorni venne deciso di ridurre loro il vitto.

Le riduzioni si susseguirono fino al giungere ai soli pane ed acqua e, non potendo più intervenire sui pasti, si decise di scoperchiare il tetto.

Pare che tale idea sia nata da una battuta del Cardinale Giovanni da Toledo che, rivolgendosi agli altri porporati, disse: «Discopriamo, signori, questo tetto; dacché lo Spirito Santo non riesce a penetrare per cosiffatte coperture».

Nel corso del Conclave, l'11 marzo 1271, giunsero a Viterbo Carlo d'Angiò, Filippo III di Francia ed Enrico di Cornovaglia. Provenivano da Tunisi, ove avevano recuperato i resti di Luigi IX e di altri membri della famiglia reale, tutti morti nel corso dell'ottava crociata.

Mentre assisteva alla messa nella chiesa di San Silvestro, Enrico di Cornovaglia venne trucidato, insieme ad altri cittadini presenti, dall'angioino Guido di Montfort e da suo fratello Simone. Filippo III e Carlo d'Angiò si videro, pertanto costretti a lasciare precipitosamente la città, senza poter intervenire sul conclave, come invece sperava Carlo.

Restando tutto immobile, il 1º settembre 1271 venne creata una Commissione di sei Cardinali che avrebbero dovuto scegliere il nuovo Papa entro due giorni.

Poche ore dopo venne fatto il nome di Tedaldo Visconti, piacentino, che in quei giorni era a San Giovanni d'Acri per la nona crociata.

Tedaldo non era nemmeno prete e, richiamato, giunse a Viterbo il 10 febbraio 1272.

Il 13 marzo venne ordinato prete e il 27 marzo, a Roma, venne incoronato Papa con il nome di Gregorio X.

Nel 1274, nel corso del Secondo Concilio di Lione, per evitare il ripetersi di quanto accaduto per la sua elezione, Papa Gregorio X promulgò la Costituzione apostolica Ubi Periculum, che riportava le regole per l'elezione dei nuovi papi: segregazione dei cardinali elettori in un'aula comune, senza alcun contatto col mondo esterno e con graduale riduzione del cibo e dei redditi; ai negligenti sarebbe toccata la scomunica, la privazione dei pubblici uffici e l'attribuzione del titolo di "infami".

Papa Giovanni XXI abrogò questa costituzione, subito reintrodotta Papa Celestino V, per l'immediato ripresentarsi delle problematiche sorte a Viterbo, e interamente ripristinata da Bonifacio VIII nel 1298, che ne inserì le norme nel Codice di Diritto Canonico.


Pietro da Morrone
Pietro da Morrone

IL CONCLAVE DELL'EREMITA

Il 4 aprile 1292 morì Papa Niccolò IV.

La Costituzione Ubi Periculum era stata abolita da Papa Giovanni XXI e, quindi, non si tenne conclave, ma le elezioni si svolsero liberamente, anche su più sedi contemporaneamente.

I dodici Cardinali Elettori erano divisi in due fazioni: gli Orsini e i Colonna.

Gli Orsini erano filo-francesi e filo-angioini, i Colonna erano filo-aragonesi per la Sicilia.

I dodici Cardinali si riunirono subito nella Basilica di Santa Maria Maggiore e, trascorsi dieci giorni senza che nessuno venisse eletto, decisero di sospendere l'elezione.

A giugno si riunirono nuovamente a Santa Maria sopra Minerva.

Questa volta però giunse la peste a scombinare tutto: Roma ne fu devastata e anche il Sacro Collegio pagò il suo tributo con la morte del Cardinal Cholet.

Sciolta l'assemblea solo a settembre inoltrato si ebbe una nuova riunione: a Rieti per i Cardinali non romani e a Roma per i romani. Quindi due riunioni. Anzi, tre, se si considera che il Cardinal Caetani restò ad Anagni.

Al tempo si usava, seguendo l'esempio biblico di Barabba, rilasciare tutti i prigionieri nel corso del periodo di sede vacante. Questo comportava la liberazione di un cospicuo numero di delinquenti, che andavano ad incrementare il caos presente nella città, a fronte di una impunità permanente: in quel periodo Roma fu teatro di distruzione di palazzi, uccisione di pellegrini e saccheggio delle chiese.

Nell'estate del 1293, i Cardinali sciolsero le riunioni e stabilirono di ritrovarsi il 18 ottobre a Perugia.

A Perugia, però, nel marzo del 1294, giunse Carlo II d'Angiò per cercare di far eleggere un suo favorito.

Risultato di questo intervento indebito fu la fuga dei Cardinali.

Nell'estate del 1294 ne erano rimasti solo sei.

Fu a questo punto che al Collegio venne consegnata una lettera di Pietro del Morrone, un eremita il quale sosteneva che Dio aveva decretato la punizione dei Cardinali per ogni ulteriore ritardo nell'elezione del Pontefice.

I Cardinali decisero, allora, di candidare l'eremita e, riconvocati i Cardinali assenti, il 5 luglio 1294, alla non più giovane età di 85 anni, Pietro del Morrone fu eletto Papa.

Venne incoronato all'Aquila, nella chiesa di Santa Maria di Collemaggio, il 29 agosto 1294 con il nome di Celestino V.

Si trasferì, indi, a Castel Nuovo, a Napoli, sotto la protezione di Carlo d'Angiò.

Il suo fu uno dei pontificati più confusionari della storia della Chiesa: non parlava latino, quindi faceva ciò che gli veniva detto; creò 13 nuovi Cardinali in un singolo concistoro; concesse, più volte, uno stesso beneficio a più persone.

Faceva tutto quanto gli venisse detto da Carlo d'Angiò.

Spinto da più parti, tranne che dal suo protettore, abdicò il 13 dicembre 1294.

Undici giorni dopo le sue dimissioni, il Cardinale Benedetto Caetani venne eletto Papa col nome di Bonifacio VIII.

Dopo l'elezione diede disposizioni affinché Morrone fosse controllato a vista per evitare un rapimento e un conseguente scisma da parte degli Angioini.

Celestino, che voleva solo tornare alla sua grotta, tentò di fuggire in Grecia, e consegnato al Caetani, che lo fece rinchiudere nella Rocca di Fumone, in Provincia di Frosinone, dove morì il 19 maggio 1296.

Due perizie postume sulla salma di Celestino, del 1313 e del 1888, rinvennero un foro sul cranio compatibile con quello che sarebbe stato prodotto da un chiodo di dieci centimetri, ma vennero sconfessate da una successiva perizia del 2013, la quale identificò il foro come una lesione inferta alle ossa craniche molti anni dopo la morte di Pietro.

Celestino V è proprio quel Papa di cui Dante parla nel III canto dell'Inferno, dicendo "che fece per viltade il gran rifiuto", anche se, dare del vile ad un 85enne che voleva tornare nella sua grotta invece che stare recluso a Napoli, non ha molto senso.


Basilio Bessarione
Basilio Bessarione

IL CONCLAVE DELLA BARBA

Da una certa data in poi, quindi, con le codifiche divenute leggi, i Conclavi si tennero in Vaticano.

Ma nel 1455 la sede del conclave fu il Palazzo Apostolico. Altra novità di questo conclave fu l'adozione della procedura dell'Accessus, mutuata dal Senato Romano, secondo la quale, dopo uno scrutinio senza esito, il Cardinale Elettore poteva cambiare il suo voto verso qualsiasi Cardinale ricevente dei voti.

Il Sacro Collegio, composto da 15 Cardinali, dei quali solo 11 presenti, si riunì il 4 aprile 1455, diviso fra i seguaci di Prospero Colonna e Latino Orsini.

Dopo due giorni di scaramucce, il 6 aprile iniziarono ad essere votati i cardinali neutrali, primo fra tutti Basilio Bessarione, che ottenne otto voti, ma che venne screditato dal Cardinale Alain de Coëtivy poiché… portava la barba.

Ebbene si, memori delle lotte fra Chiesa Ortodossa e Chiesa Cattolica, sin dall'XI sec. il Canone Occidentale vietava ai preti di portare la barba.

Bessarione era greco e, il fatto che avesse la barba, ne dimostrava l'appartenenza alla chiesa greco-ortodossa.

Bessarione, al quale non interessava essere eletto, non se ne preoccupò più di tanto e, alla fine, dopo essersi riorganizzati, i porporati elessero Alfonso Borgia (Borja), 76 anni, Vescovo di Valencia, che assunse il nome di Callisto III.

Altra particolarità di questo conclave fu, per la prima volta, la prevalenza numerica dei cardinali stranieri su quelli italiani.


Giulio II
Giulio II

IL CONCLAVE PIU' CORTO

Secondo l'idea comune siamo nel 1978.

Il 6 agosto muore Papa Paolo VI che, nel corso del suo mandato, ha avuto la capacità di modificare la composizione del Collegio secondo le proprie necessità di governo, facendo ampio uso del Motu Proprio Ingravescentem Aetatem, da lui stesso creato il 21 novembre 1970, col quale veniva stabilita un'età massima per l'esercizio delle funzioni cardinalizie in 80 anni.

Aveva, inoltre, promulgato, il 1° ottobre 1975, la Costituzione Romano Pontefici Eligendo che riformava, parzialmente, il sistema per l'elezione dei Papi.

Innanzi tutto vietava ai cardinali ultraottantenni di partecipare al Conclave. Poi sanciva l'obbligo di chiudere con assi di legno le finestre della Cappella Sistina nel corso delle elezioni pontificie.

Quest'ultimo obbligo venne, poi, rimosso da Giovanni Paolo II nel 1196.

Lasciò, inoltre, libera scelta sull'incoronazione, successivamente abolita da Papa Benedetto XVI con il nuovo Ordo Rituum Pro Ministerii Petrini Initio Romae Episcopi del 2005.

Al momento dell'apertura del Conclave, solo 12 cardinali dei 111 presenti non erano stati nominati da Paolo VI e i Cardinali extraeuropei erano in numero pari a quelli europei.

Occorre anche ricordare come il 16 settembre 1972, Paolo VI, in visita a Venezia, al termine della messa in piazza San Marco, si era tolto la stola papale e l'aveva messa sulle spalle del Patriarca Albino Luciani, allora neppure Cardinale, davanti a ventimila persone, con un gesto che sembrava quello di un'investitura.

Il 25 agosto i cardinali entrarono nella Cappella Sistina con il quorum fissato a 75 voti.

Le finestre erano state sigillate, come prescritto e il caldo era insopportabile.

Si trattava del conclave più numeroso mai convocato e i troni con baldacchino vennero sostituiti da dodici tavoli.

I Cardinali erano ospitati nelle stanze del Palazzo Apostolico, adattate per l'occasione, con le finestre imbiancate e sigillate: una sistemazione precaria e disagevole in assenza di impianti di condizionamento dell'aria.

I servizi igienici erano comuni.

Il Cardinale Léon-Joseph Suenens scrisse: «La mia camera era un forno. Una specie di sauna, è difficile immaginare cosa vuol dire dormire in un forno. C'era solo una finestra, ma sigillata. L'indomani, con la forza delle mani, riuscii a far saltare i sigilli: che dono divino l'ossigeno e un po' d'aria fresca! La mia stanza, la numero 88, era in comunicazione con la numero 86, assegnata al cardinale Duval. Dovevo passare attraverso quella per entrare nella mia. Io avevo l'acqua corrente in camera. Il cardinale Luciani, e insieme a lui molti altri, disponeva solo di una brocca d'acqua».

Confermò il cardinale Silvio Oddi: «I cardinali erano quasi tutti persone d'età, con problemi di prostata, affaticati, con un bagno ogni dieci persone. Io dormivo vicino alla toilette, ma vedevo dei poveri vecchi di notte fare sessanta metri di corridoio per arrivare al bagno e trovarlo occupato. Una pena, un'umiliazione! I pasti erano preparati dalle brave suore, buone cuoche, gentili e silenziose. A tavola servivano sei o sette camerieri che facevano parte del personale e che poi venivano allontanati. I cardinali dovevano anche rifarsi il letto».

Immaginarsi la temperatura nella Cappella Sistina al momento dell'accensione della stufa per la fumata...

Le cose, però, andarono in fretta e al quarto scrutinio, nel pomeriggio del 26 agosto, Albino Luciani venne eletto papa con centouno voti su centoundici, assumendo il nome di Giovanni Paolo I.

Alle 18:24, dal comignolo della Cappella Sistina, usciva la fumata bianca.

Solo 33 giorni dopo, il 28 settembre, Albino Luciani veniva trovato morto nel suo letto.

Questo, per molti, è il conclave più breve della storia.

Ma così non è.

Il conclave del 2005, che nominò il successore di Papa Giovanni Paolo II, cioè Joseph Ratzinger, (Papa Benedetto XVI) durò di meno: si aprì il 18 aprile e la fumata si levò alle 17,50 del 19 aprile.

Benedetto XVI rinunciò alla carica il 28 febbraio 2013 e, il 12 marzo ebbe inizio il Conclave che elesse Papa Francesco, e che durò poco di più, con la fumata bianca alle 19,06 del 13 marzo.

Ma il conclave più veloce della storia è un altro.

Nessuno, infatti, è riuscito ad essere più veloce di Giulio II.

Dopo la morte di Papa Pio III, avvenuta il 18 ottobre 1503, dopo soli 37 giorni di Pontificato, si aprì la sua successione.

Il 31 ottobre i Cardinali, trentotto su quarantaquattro aventi diritto, si chiusero in Conclave.

Dopo sole 10 ore ne uscirono nominando Papa il Cardinale Giuliano della Rovere, sessantenne ligure di Albisola, noto ai posteri per essere stato patrono di Bramante, Raffaello e Michelangelo; fondatore dei Musei Vaticani, della Guardia Svizzera e iniziatore dell'Opera della Basilica di San Pietro.

Questo fulgido esempio di virtù e cultura ottenne, però, la propria carica pontificia con l'inganno.

Sin dal Conclave del 1492, infatti, il Della Rovere aveva un acerrimo nemico in Rodrigo Borgia, che gli impedì di divenire pontefice, facendosi eleggere coi voti di Ascanio Sforza e prendendo il nome di Alessandro VI.

Il Della Rovere fuggì in Francia, da dove tornò nel Lazio in compagnia del Re, cui aveva promesso il Regno di Napoli, per deporre Papa Alessandro VI e prenderne il posto.

Nel frattempo, però, la Corona di Napoli era stata assegnata ad Alfonso II d'Aragona e le macchinazioni del Della Rovere non portarono a nulla.

Nel 1503, però, Alessandro VI morì e Della Rovere, a settembre, riuscì a far eleggere il suo protetto Francesco Todeschini Piccolomini, col nome di Pio III.

Questi, però, già malato, morì dopo soli ventisei giorni di regno.

Eccoci, quindi, al Conclave del 31 ottobre 1503.

Il Della Rovere aveva di fronte Cesare Borgia, detto il Valentino, uomo d'armi, Cardinale e, soprattutto, figlio illegittimo di Papa Alessandro VI, il suo nemico giurato.

Il ligure, allora, decise di agire d'astuzia prima del Conclave. Raggiunse un accordo con Cesare Borgia, promettendogli la conferma delle posizioni acquisite da lui militarmente in Romagna, in cambio dei suoi voti.

Il risultato fu che in sole 10 ore, con l'unanimità dei voti, uscì eletto Papa con il nome di Giulio II.

Immediatamente si rimangiò le proprie promesse, riappacificando gli Orsini e i Colonna e scacciando Cesare Borgia dai territori della Romagna, che riannesse allo Stato Pontificio.

Cesare Borgia fuggì in Spagna e Giulio II fu uno dei Papi più importanti per la storia della Chiesa e dell'Europa tutta.

Oltre ad essere il Papa eletto più velocemente nella storia.

© 2025 Rossi Alessandro, Torino. 

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